In attesa dei pareri della Conferenza Unificata e dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, il c.d. Decreto rinnovabili fa ancora discutere.
Dopo le proteste delle associazioni di categoria, arriva anche il parere negativo della Commissione Ambiente della Camera. Nel parere sul documento di economia e finanza, la Commissione ha posto due condizioni: modificare i recenti schemi dei decreti interministeriali recanti la disciplina degli incentivi per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili al fine di garantire il conseguimento degli obiettivi di politica ambientale assunti in sede europea e di promuovere il rafforzamento e il consolidamento di una filiera industriale integrata delle rinnovabili.
Come da più parti evidenziato, questo decreto renderebbe impervia la strada per una espansione delle rinnovabili.
Nelle premesse si afferma: “tenendo conto delle esigenze di bilanciamento del mix di fonti, dei tempi e costi di adeguamento della rete, si ritiene che il nuovo target di energia elettrica da fonte rinnovabile al 2020 possa essere pari al 32-35% dei consumi elettrici totali.” Il raggiungimento di questo target comporterà un costo indicativo cumulato di tutte le tipologie di incentivo degli impianti a fonte rinnovabile, con esclusione di quelli fotovoltaici, non superiore a 5,5 miliardi di euro annui (art. 3 c.2).
Questa cifra, che ai non addetti ai lavori può sembrare alta, in realtà non è sufficiente. Infatti, come si legge in una recente relazione al Parlamento, l’AEEG stima per il 2012 un costo cumulato per gli incentivi alle rinnovabili (escluso Conto energia e incluso Cip6 solo quota FER) pari a 3,5 miliardi di euro. In sostanza, il nuovo decreto coprirebbe soltanto i due miliardi di euro di differenza, (il “costo indicativo cumulato” comprende anche i costi di tutti gli impianti già in esercizio).
Inoltre dal prossimo anno si prevedono ulteriori oneri: introduzione di un registro, contingentamento annuo della potenza incentivabile e aste al ribasso per i grandi impianti.
Per gli impianti di potenza superiore a 5 MW (superiore a 20 MW per idroelettrico e geotermoelettrico) sono previste delle procedure pubbliche di asta al ribasso, in forma telematica. Il bando relativo alla prima procedura d’asta, per il contingente di potenza disponibile per l’anno 2013, sarà pubblicato entro il 31 luglio 2012. Il decreto ha fissato per il periodo 2013-2015 i contingenti in MW da mettere ad asta (art. 12 c.4).
Invece, gli impianti di potenza superiore a 50 kW e inferiore alle soglie sopra le quali scatta l’asta, devono richiedere al GSE l’iscrizione ad un registro informatico che prevede volumi massimi predefiniti per ciascun anno e per tecnologia e con selezione in base a criteri di priorità. La prima procedura di iscrizione al registro, per il contingente di potenza disponibile per l’anno 2013, sarà pubblicata entro il 31 luglio 2012. Anche per questi impianti il decreto ha fissato i contingenti disponibili in MW, per il periodo 2013-2015 (art. 9 c. 4).
Infine, gli impianti fino a 50 kW non sono soggetti né alle aste né all’iscrizione al Registro.
Per gli impianti che entrano in esercizio nel 2013, le tariffe di riferimento sono quelle riportate nell’Allegato 1 al decreto. Negli anni successivi, il valore delle tariffe è decurtato del 2% all’anno (art. 7 c. 1).
Il periodo di diritto all’incentivo è predisposto sulla vita media utile degli impianti (all. 1).
Per gli impianti fino a 1 MW “il GSE provvede, ove richiesto, al ritiro dell’energia elettrica netta immessa in rete, erogando una tariffa incentivante onnicomprensiva dell’incentivo e del prezzo zonale orario dell’energia, ferme restando le determinazioni dell’Autorità in materia di dispacciamento” (art. 7 c.4).
Per gli impianti di potenza superiore, “anche soggetti alle aste al ribasso, il GSE eroga, in riferimento alla produzione netta immessa in rete, il pertinente incentivo spettante. L’energia prodotta dai medesimi impianti resta nella disponibilità del produttore” (art. 7 c.5).
Il decreto prevede inoltre, che i nuovi incentivi (analogamente a quanto previsto dal Quinto Conto energia), siano alternativi allo Scambio sul posto e al Ritiro dedicato dell’energia.
Gli impianti alimentati a biomasse, biogas e bioliquidi sostenibili possono beneficiare, in aggiunta all’incentivo sulla produzione elettrica, anche di un “premio cogenerazione ad alto rendimento” (art.8).
Il premio cogenerazione può essere sottoposto ad alcuni possibili incrementi tariffari (ad esempio nel caso di riduzioni di emissioni negli impianti a biogas oppure di utilizzo per teleriscaldamento del calore cogenerato). Il premio non è comunque cumulabile con i nuovi Certificati Bianchi per la cogenerazione.
Il decreto disciplina anche le modalità e la tempistica con cui il GSE emetterà e ritirerà i Certificati Verdi relativi alle produzioni degli anni dal 2012 al 2015 (artt. 19 ss).
Alla richiesta di iscrizione al registro o di partecipazione alle procedure d’asta, deve essere corrisposto al GSE un contributo per le spese di istruttoria pari alla somma di una quota fissa di 150 €, più una quota variabile, dagli 80 ai 2.200 € a seconda della taglia dell’impianto (art. 21).
Inoltre per la copertura degli oneri di gestione, verifica e controllo in capo al GSE, tutti i soggetti beneficiari degli incentivi (anche quelli già in esercizio), ad eccezione degli impianti CIP 6/92, dal 1° gennaio 2012 corrisponderanno al GSE un contributo di 0,2 centesimi di euro per ogni kWh di energia incentivata. Inoltre è previsto che possano richiedere i nuovi incentivi soltanto “i soggetti titolari del pertinente titolo autorizzativi”.
In attesa di esprimere il suo parere sul decreto, l’AEEG ha sottolineato come il 2020 sia ormai troppo vicino e che gli obiettivi che l’Italia si è data non potranno essere migliorati se non attraverso l’utilizzo di una nuova generazione di impianti da fonti rinnovabili in grado di competere ad armi pari con le fonti tradizionali. Peraltro, rileva l’AEEG, la linea d’azione finora adottata, che coniugherebbe gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di aumento della produzione di energia da FER, con criteri di efficienza e di sostenibilità economica, non ha trovato fino ad oggi piena attuazione né in fase di definizione del PAN né in fase di creazione dei sistemi di incentivazione. Con particolare riferimento all’obiettivo del 17 % per le fonti rinnovabili, l’Autorità ritiene che il suo raggiungimento sia possibile agendo su quattro fonti: aumentare i consumi di energia elettrica da fonti rinnovabili, aumentare i consumi di calore prodotto fa fonti rinnovabili, aumentare l’utilizzo di biocarburanti, ridurre i consumi finali totali di energia primaria. In conclusione, mettendo sullo stesso piano il maggiore utilizzo di energia rinnovabile e l’efficienza energetica, si ridurrebbero i costi per il raggiungimento degli obiettivi. Al contrario, il decreto rinnovabili riduce i semplicemente i costi e basta.
Maria Giovanna Laurenzana
Maria Giovanna Laurenzana
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